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La Siviglia araba

Siviglia fu la capitale della provincia di al-Andalus, luogo in cui risiedettero alcuni dei califfi almohadi che trasformarono la città in un’autentica metropoli dell’epoca. Questo itinerario ti mostra questa eredità storica della città attraverso resti archeologici e architettonici, racconti e memoria.

Una delle fasi più brillanti di Siviglia ebbe luogo proprio sotto il dominio degli almohadi.

1. Resti della Moschea Maggiore omeya.
(Iglesia del Salvador) Plaza del Salvador, s/n

Qui si trovava la Moschea di Ibn Adabbas, costruita durante il regno di Abd al-Rahman II (822/852), come risulta dall’epigrafe su una colonna oggi conservata nel Museo Archeologico di Siviglia.  Di questa moschea si conservano pochissimi elementi visibili come il minareto (poi campanile) e lo spazio del patio di abluzioni (Patio degli Aranci). Altri resti sono osservabili nella cripta, alla quale si accede dal patio. Questa moschea fu demolita nel 1671 e sulle sue fondamenta venne poi costruita la chiesa barocca.

2. Resti della Moschea Maggiore almohade.
(Attuale Cattedrale)

Di questa moschea aljama si conservano, parzialmente, il minareto, il patio per le abluzioni e alcuni ingressi, poiché la sala di preghiera rimase sepolta sotto l’attuale cattedrale. La costruzione avvenne durante i regni di Yusuf I e Yacub I, 1172-1198, in tre fasi costruttive principali.

La prima fase, iniziata nel 1172, fu diretta dall’architetto Ahmad Ben Baso. Questo primo passo consistette nel delimitare il tracciato dell’edificio, e nel demolire le abitazioni che si trovavano nel terreno e che sono state rilevate nei vari scavi archeologici realizzati nell’edificio gotico. La seconda e la terza fase corrispondono alla costruzione del minareto e alle varie riparazioni realizzate nella moschea.

Patio per le abluzioni (sahn).

Del sahn si conservano le gallerie est e nord e il grande pozzo sottostante il patio. Nel patio per le abluzioni è possibile ammirare i grandi archi a botte (in ferro) che ci aiutano a immaginare l’aspetto della sala per la preghiera di questa grande moschea aljama.

La Porta del Perdono.

La porta principale è conosciuta come porta del Perdono. Qui si conservano magnifici lavori in gesso di stile almohade (nell’imbotte dell’arco vicino al patio), la facciata esterna invece è stata aggiunta nel 1519 ed è in stile plateresco (rinascimentale).

Dei molti ingressi che la moschea deve aver avuto se ne conservano tre sul lato est e uno sul lato nord. Le porte del lato est sono identiche, arco in ferro a botte con cornice stretta fino al piano d’imposta. Attualmente è ancora aperta la porta situata a sud, con arco decorato in tipico stile islamico.

Un altro degli elementi importanti da rimarcare, quanto alla moschea aljama, è la mida o sala delle abluzioni che oggi rimane nascosta.

3. Minareto - Giralda
Plaza del Triunfo

Il califfo Yusuf I ordinò la sua costruzione il 13 safar dell’anno 580H, che corrisponde al 26 maggio 1184, quando arrivò a Siviglia per intraprendere la campagna militare di Santaren. Alla morte del califfo il suo erede, Yacub I, continuò la costruzione incaricando di nuovo l’architetto Ahmad ben Baso. Secondo la Cronaca di al-Sala, i lavori si arrestarono nel 1189.  Vennero poi ripresi sotto la direzione di un nuovo architetto: Ali de Gomara. I due corpi della torre furono costruiti in mattoni, seguendo un’estetica ornamentale molto in voga in questo periodo: il decoro a sebka. Una lavorazione di mattoni che conferisce leggerezza e raffinatezza all’opera e sarà uno degli elementi artistici più caratteristici del periodo almohade.

Si tratta di una torre a pianta quadrata, con il lato di 13,61 m e alta 50,51 m, all’incirca, costituita da due piloni concentrici intorno ai quali si sviluppa l’accesso attraverso rampe. Il minareto era coronato da un elemento chiamato yamur (uno stelo su cui erano inserite quattro mele dorate disposte in ordine decrescente di grandezza). Questa punta venne eretta per commemorare la vittoria di Yacub I nella battaglia di Alarcos e rimase sulla torre fino a quando crollò a causa di un terremoto nel 1356.

4. Exteriores de Alcázar
Pza. del Triunfo - c/ Joaquín Romero Murube

L’Alcázar si trova nella parte estremamente meridionale della città, vicino al porto, tra i due canali fluviali: Guadalquivir e Tagarete. Una posizione strategica che permetteva il controllo dell’accesso dal fiume e dal settore sud. La costruzione dell’Alcázar e i successivi ampliamenti provocarono trasformazioni nella struttura urbana, sia per la demolizione di spazi costruiti in precedenza sia per la creazione di nuovi palazzi e nuclei abitativi al suo interno e nei suoi dintorni. Uno spazio che si trasformerà nel centro politico e religioso della città durante il periodo almohade. Il pannello che è possibile ammirare dall’esterno dell’attuale cinta muraria corrisponde alla costruzione dell’Alcázar originario.

5. Abd al-Aziz - Arquillo de Mañara
C/ Santo Tomás - Avda. de la Constitución

La torre angolare della cinta muraria, chiamata Abd al.Aziz o di San Tommaso, è esagonale e ha una camera all’altezza del cammino di ronda. Attualmente restano liberi quattro dei suoi lati, giacché gli altri due sono stati inglobati nella casa vicina (n. 17 della calle).

Arquillo de Mañara: Questa porta, che era monumentale, rappresenta l’accesso dell’area palatina dal fiume e dalla zona portuaria.

6. Postigo del Aceite.
C/ Almirantazgo

Il settore della cinta muraria meglio conservato corrisponde alla parte posteriore dell’arsenale e alla porta chiamata “postigo del Aceite” che, insieme alla Macarena e alla porta di Cordova, rappresentano, dei dodici originari, gli unici accessi della muraglia urbana conservati fino a oggi.

Conosciamo il toponimo arabo di questa porta, Bab al-Qatay o porta delle Navi; il toponimo è citato a proposito dell’ordine del califfo Yusuf I nel 1184 di iniziare la costruzione dell’arsenale, tra questa porta e quella di Bab al-Kuhl o “porta dell’alcool”. Poco dopo la conquista cristiana appare menzionata come la porta della “Alfondiga del Azeyte” e già nel 1404 viene chiamata “Puerta del Aseyte”. Si tratta di una porta con accesso diretto fiancheggiato da due torri. Le torri sono massicce fino all’altezza del cammino di ronda e hanno una camera.

7. Torre de la Plata.
C/ Postigo del Carbón

All’angolo nordest della cinta XI (vedi mappa) si trova la famosa Torre de la Plata (Torre dell’Argento), una torre ottagonale con tre camere sovrapposte, che controllava l’accesso dal “Postigo del Carbon” e la zona portuaria o “El Arenal”. La torre è un caso unico nella zona di Siviglia, anche se ha dei parallelismi con altre torri almohadi di al-Andalus.

Un autentico fortino, da cui si dominava il fiume, si fiancheggiava El Arenal e si difendeva l’ingresso dell’Alcázar da ovest.

8. Torre del Oro.
Paseo Colón

La Torre dell’Oro è una torre avanzata rispetto alla cinta muraria ma comunque a essa unita. Aveva una quadruplice funzione: serviva per le provviste d’acqua dell’Alcázar, proteggeva lo spazio che già nel 1248 era chiamato El Arenal, fiancheggiava il fiume attraverso una catena che lo attraversava da una sponda all’altra, secondo quanto risulta dalla Prima Cronaca Generale di Spagna e, infine, serviva da torre almenara (di osservazione), da segnalazione e fungeva da luce di magra orientando la navigazione attraverso il Guadalquivir.

La torre dell’Oro era il bastione difensivo del fiume Guadalquivir. Non dimentichiamo che quando la catena che proteggeva il porto venne spezzata dalla flotta cristiana sotto il comando dell’ammiraglio Bonifacio, il ponte di Barcas restò aperto, ebbe luogo la presa del castello di Triana e la resa della città dopo quasi due anni di assedio.

9. Zona portuaria (Passeggiata lungo il fiume).
Paseo Marqués de Contadero

Siviglia gode di una posizione eccellente tra il Mediterraneo e l’Atlantico e durante l’epoca almohade fu anche la porta tra il Magreb (Nordafrica), al-Andalus e il resto dell’Europa cristiana. Il suo porto si trovava nella zona conosciuta come El Arenal, che si estendeva dalla torre dell’Oro fino al ponte di Barcas.

Il restauro della città a partire dal 1171 incluse anche la creazione e il miglioramento delle infrastrutture e, in questo contesto, venne costruito il primo ponte sul Guadalquivir, il ponte di Barcas e tutta una serie di ponti di dimensioni minori che le fonti castigliane chiamano pontanillas (ponticelli) e che evitavano l’attraversamento del fiume Tagarete di fronte alle porte delle mura. Il ponte sul fiume Guadalquivir fu sicuramente l’opera di maggiore portata, i lavori iniziarono il 4 settembre e terminarono il 9 ottobre 1171, fu la prima delle riforme comprese nel progetto di Yusuf I per trasformare Siviglia in una capitale.